L'ABATE LUIGI ANTONIO LANZI nacque a Montecchio (Treia, Macerata) il 13 giugno 1732, secondogenito di Gaetano e di Bartolomea Firmani. Seguendo gli spostamenti del padre, medico condotto, dimorò con la famiglia in diverse località, fra cui Montolmo (Corridonia), paese della madre, che L. considerò sua patria. Fra il 1744 e il 1749 studiò retorica e filosofia nel Collegio dei Gesuiti di Fermo e il 27 maggio 1747 ricevette la tonsura.
Entrato nella Compagnia di Gesù a Roma il 23 ottobre 1749, dopo il noviziato, perfezionò gli studi di filosofia (1751-52). Si dedicò quindi all’insegnamento delle lettere nei collegi di Sora (1752-54), Ascoli Piceno (1754-56), Viterbo (1756-57) e della retorica a Siena (1757-59). Durante gli anni di teologia presso il Collegio Romano (1759-63), il 28 ottobre 1761 fu ordinato sacerdote. Dopo un altro anno di insegnamento nel collegio di Fabriano (1763-64), emise i voti solenni il 15 agosto 1765 a Firenze, stabilendosi quindi nella Casa Professa di Sant’Andrea al Quirinale come insegnante di retorica fino al 1772. In quegli anni strinse amicizia con confratelli coi quali restò in contatto per tutta la vita (S. Morcelli, M. Boni ed altri) ed ebbe occasione di visitare prestigiose collezioni private, come quelle dei cardinali G.F. Albani e D. Passionei. Pubblicò i sonetti Le lodi della s. Teologia (Foligno 1762) ispirati alla Divina Commedia di Dante e, col nome arcadico di Argilio Celerio, l’oratorio Il trasporto dell’Arca in Sion (Roma 1762).
A Siena dove si era trasferito per motivi di salute, lo colse nel 1773 la notizia della soppressione della Compagnia di Gesù. L’interessamento presso Pietro Leopoldo dell’abate A. Fabroni, conosciuto negli anni romani, gli procurò la nomina, il 17 aprile 1775, ad Aiuto custode e antiquario del Gabinetto delle gemme e medaglie della Galleria fiorentina, come assistente di G. Pelli Bencivenni. Fra il 1777 e il 1778 terminò l’esposizione in due sale dei bronzi antichi e di quelli rinascimentali e la catalogazione delle ceramiche antiche. Tra l’autunno del 1778 e la fine del 1779 soggiornò nuovamente a Roma per approfondire gli studi epigrafici e numismatici e qui conobbe E. Q. Visconti, mons. G. Marini e mons. S. Borgia.
Il desiderio del Granduca di rendere la Galleria una moderna istituzione educativa di pubblica utilità, determinò a partire dal 1780 una serie di riordinamenti, acquisizioni e trasformazioni strutturali, affidati a una commissione cui prese parte anche L., la cui crescente influenza culminò, dieci anni dopo, nella promozione a Regio Antiquario (8 febbraio 1790). È di quegli anni la pubblicazione della guida divulgativa La Real Galleria di Firenze accresciuta e riordinata (Pisa 1782) e del saggio Notizie preliminari circa la scoltura degli antichi e vari suoi stili (Roma 1785 in inglese e 1789 in italiano), frutto dello studio diretto dei monumenti etruschi che si andavano scavando in quegli anni in Toscana. Dal 1784 al 1790 L. fu nuovamente a Roma, dove pubblicò l’importante Saggio di lingua etrusca e di altre antiche d’Italia per servire alla storia de’ popoli, delle lingue e delle belle arti (3 tomi, Roma 1789), cui seguì Dei vasi antichi dipinti volgarmente chiamati etruschi (Napoli 1801).
A seguito di due viaggi, il primo in Romagna, Bologna e Venezia (1782) e il secondo ad Arezzo e Sansepolcro, l’Umbria centro-settentrionale, le Marche, Rimini e Savignano (5 luglio – 11 novembre 1783), accuratamente preparati dallo spoglio sistematico di fonti e letteratura e accompagnati dalla visione diretta dei monumenti e dalla perlustrazione di biblioteche pubbliche e private nelle diverse città visitate, pubblicò La storia pittorica dell’Italia inferiore (1792) sulla pittura fiorentina, senese, romana e napoletana. Per l’ampliamento dell’opera intraprese nuovi viaggi: nell’estate e autunno 1793 nella Repubblica veneta (a Padova e Venezia era stato anche nell’inverno 1792), nei ducati di Milano, Parma, Mantova, Modena, in Piemonte e nella Repubblica di Genova e, dopo un periodo di convalescenza ad Abano per curare i postumi di un colpo apoplettico (primavera ed estate 1794), ancora in Liguria, Piemonte e Roma nella primavera 1795. In quell’anno L. si stabilì a Bassano, ospite di B. Gamba, per attendere alla seconda edizione presso Remondini della Storia pittorica dell’Italia (3 tomi, Bassano 1796). Le guerre napoleoniche lo trattennero dapprima a Treviso e quindi a Udine (dicembre 1797), presso il collegio dei Barnabiti e in casa del canonico conte C. Belgrado.
Ritornato a Firenze, nel novembre 1801, ottenne la reintegrazione nell’antico ufficio e nel 1808 la presidenza della sezione della Crusca nell’Accademia fiorentina. Nonostante gravi disturbi alla vista, si applicò alla preparazione della terza edizione della Storia pittorica (6 tomi, Remondini, 1809). Attese alla raccolta delle proprie composizioni latine (Aloysii Lanzii Inscriptionum et Carminum libri tres, Florentiae 1807); condusse a termine l’edizione, durata tutta la vita, de I lavori e le giornate di Esiodo, con versioni latina e italiana e annotazioni (1808) e pubblicò scritti spirituali molto apprezzati (raccolti in Opuscoli spirituali, 1809). Delle varie traduzioni da Catullo, Teocrito e Callimaco, pubblicate in vita, apparve una raccolta postuma curata da O. Boni (Opere postume, 1817).
Senza poter coronare il desiderio di essere reintegrato nella Compagnia di Gesù, restaurata a Napoli nel 1804, morì il 31 marzo 1801 a Firenze e fu sepolto in Santa Croce.
FABRIZIO CAPANNI
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Ultimo aggiornamento Ottobre 2009 - Redazione